Umanità e IA allo specchio. Chi è la più intelligente del reame?

Non esiste una realtà unica, ma una molteplicità di realtà
che si intersecano e si sovrappongono.
Jorge Luis Borges

Nel precedente articolo, abbiamo esplorato il corpo come un territorio di confine dinamico, un’interfaccia tra il nostro mondo interno e il mondo esterno. In quello prima ancora, abbiamo affrontato il tema dell’immaginazione, correlato in maniera intrinseca al concetto di ibridazione.

In entrambi i post, abbiamo osservato come le zone di frontiera tra un territorio e un altro, o di confine tra concetti diversi, siano luoghi ibridi e generativi per natura, in cui è possibile aprire orizzonti di possibilità alternative e spesso divergenti.

L’immaginazione, ad esempio, ci consente di creare una zona franca in cui far convivere in maniera feconda istanze anche in conflitto tra loro. E il nostro stesso corpo, come abbiamo visto, può essere considerato un vero e proprio dispositivo organico che ci connette con il mondo esterno e gli altri esseri viventi che lo abitano.

E a proposito di questo concetto, vi invito a leggere questo articolo appena uscito, in cui si parla dell’avvento prossimo di una nuova generazione di “corporeità” intrinsecamente connessa in cui “il nostro corpo, già meraviglioso conduttore di impulsi elettrici naturali, viene ora elevato a medium di comunicazione digitale.”

In ognuna di queste zone ibride – quella più immateriale, costituita dall’immaginazione “pura”, e quella più materiale, costituita dal nostro corpo stesso – abbiamo compreso come l’invenzione tecnologica abbia plasmato da sempre il nostro sistema cognitivo.

In ciascuno di questi passaggi evolutivi, tuttavia, è sempre accaduto qualcosa di comune: il passaggio dalle fasi più immateriali – quelle esplorative, immaginative e ideative – a quelle più concrete e attive della decisione e dell’azione, è sempre passato attraverso un’azione umana.

Quest’azione umana, benché supportata da algoritmi, modelli statistici, processi computazionali e sistemi simulativi e predittivi molto complessi, ha sempre mantenuto la sua centralità.

Da oggi, o meglio da ieri, possiamo invece toccare con mano che, con l’avvento dell’intelligenza artificiale (IA), ci troviamo di fronte a una nuova, inedita frontiera, in cui un terzo elemento si inserisce in questa triangolazione e ridefinisce il ruolo dell’immaginazione in un’ottica non solo consultiva, ma strategica e decisionale.

Il triangolo tra uomo,
immaginazione e IA: un amore a tre?

La portata di questa distinzione è potenzialmente e probabilmente epocale. L’IA,con la sua capacità di elaborare informazioni, generare contenuti e simulare scenari, non è più solo uno strumento, ma un vero e proprio partner creativo.

Potremmo definirla una sorta di consigliere speciale e (quasi) onnisciente che spesso rilascia consigli e considerazioni finali usciti da una “scatola nera” inattingibile, capace tuttavia di farci vedere – e immaginare – scenari e orizzonti di possibilità inaudite.

Non apriamo, qui, considerazioni tattiche o strategiche rispetto ai risvolti e alle possibili conseguenze di fattori di così estrema portata, perché, ormai da diversi anni, la mia inclinazione è quella di cercare di evolverci noi, piuttosto che tentare (inutilmente) di arginare il mare con uno scoglio o svuotarlo con un secchiello.

Cerchiamo invece di capire come questa straordinaria possibilità, in questa fase di transizione, può aiutarci a superare intrinsecamente i nostri limiti, e non solo con l’ausilio di aiutanti esterni.

Per questo, in quest’ultimo articolo della serie dedicata all’ibridazione, cercheremo di mettere a fuoco come l’intelligenza artificiale può espandere i nostri confini immaginativi, anziché ridurci a pseudo-decisori finali più o meno consapevoli.

Ma, soprattutto, vedremo come proprio l’immaginazione umana può essere il “Virgilio” che guida l’IA, garantendoci nel frattempo, o così auspichiamo, un utilizzo responsabile ed etico di questa potente tecnologia.

Calamita o calamità?
L'IA come catalizzatore dell'immaginazione umana

L’IA è l’elettricità del XXI secolo.
Andrew Ng

Chi pratica di frequente il Regno dell’immaginazione conosce bene non solo le sue grandi opportunità, ma anche i limiti in cui ognuno di noi incorre quando cerca di sollecitarne la presenza in maniera pressante e a suo modo invasiva.

L’immaginazione, infatti, è tanto più efficace quanto più è libera, e spesso rifugge i nostri tentativi di forzarla, comparendo invece nei momenti più inaspettati.

Sorvolando sulle varie tecniche, anche obsolete, a cui possiamo ricorrere per “sbloccare la creatività”, concentriamoci invece su questa relazione particolare con l’intelligenza artificiale: cosa può fare per noi in ambito prettamente immaginativo?

Ecco alcune ipotesi di lavoro:

> Amplificazione della creatività

L’IA può generare idee, suggerire connessioni inaspettate e fornire spunti visivi e testuali che stimolano la creatività umana.

Artisti, designer e scrittori possono utilizzare l’IA come un collaboratore, esplorando nuove forme espressive e superando i limiti della propria immaginazione individuale.

Ad esempio, il pittore Jason Salavon utilizza algoritmi di IA per creare opere d’arte che combinano elementi di diverse immagini, generando nuove forme e significati. 

> Esplorazione di mondi possibili

L’IA può simulare scenari complessi, creare mondi virtuali e generare esperienze immersive che ci permettono di esplorare realtà alternative e di testare le conseguenze delle nostre scelte in un ambiente sicuro.

Un esempio è il progetto “This Person Does Not Exist”, che utilizza l’IA per generare volti di persone che non esistono nella realtà, aprendo nuove possibilità per la creazione di personaggi e storie. 

> Superamento dei limiti fisici e cognitivi

L’IA può aiutarci a superare i limiti del nostro corpo e della nostra mente, permettendoci di visualizzare concetti astratti, di interagire con ambienti remoti o inaccessibili e di accedere a informazioni e conoscenze che altrimenti sarebbero fuori dalla nostra portata.

Pensiamo alle applicazioni di IA che permettono di tradurre lingue in tempo reale, consentendo la comunicazione tra persone di culture diverse, o ai sistemi di IA che aiutano le persone con disabilità a interagire con il mondo.

Uno di questi, ad esempio, noto credo a tutti, è Google Translate, che offre la traduzione istantanea di testi, siti web e conversazioni, abbattendo le barriere linguistiche e facilitando la comunicazione tra persone di diverse culture.

Ma andiamo ora avanti nelle nostre speculazioni ricordando che, come sottolinea il filosofo Luciano Floridi, “l’IA non è un oracolo, ma uno specchio. Riflette le nostre intenzioni, i nostri valori, le nostre paure.”

Un nuovo Virgilio è alle porte: l'immaginazione umana
come guida dell'IA

La creatività è l’intelligenza che si diverte.
Albert Einstein

L’IA (per ora) ha bisogno della guida umana per definire gli obiettivi, fornire il contesto e interpretare i risultati prodotti. Questa guida, come una sorta di timone, può intervenire a diversi livelli dell’interazione con l’IA.

Senza occuparci in questa sede della questione cruciale e strategica dell’istruzione dell’IA su cui non avremmo comunque alcun dominio, vediamone alcuni in relazione al famoso consumatore finale, ovvero all’utente che, a valle, utilizza questi strumenti comunicando in varie forme con gli stessi.

Definizione degli obiettivi e delle “domande”
È l’immaginazione umana che stabilisce la direzione e il significato dell’esplorazione.

In questo senso, le competenze immaginative dell’uomo risulteranno sempre più cruciali e si materializzano soprattutto in una skill: la capacità di porsi delle domande, visto che poi sarà l’intelligenza artificiale a fornirci le risposte.

Contestualizzazione e interpretazione delle risposte
L’IA può generare una vasta gamma di possibilità, ma è l’immaginazione umana che seleziona, interpreta e attribuisce significato ai risultati, integrandoli nella propria visione del mondo. 

L’IA può fornirci dati, immagini, testi, ma siamo noi a doverli contestualizzare e dare loro un senso.

Etica e responsabilità nel fare domande e applicare le risposte:
L’IA è uno strumento potente, ma può anche essere utilizzata in modo improprio o dannoso. 

È l’immaginazione umana, guidata da valori etici e responsabilità, che deve garantire che l’IA sia utilizzata per il bene comune e non per scopi distruttivi. 

Dobbiamo essere consapevoli dei potenziali rischi dell’IA e impegnarci per un suo utilizzo responsabile.

Andiamo ora a creare un focus specifico su uno strumento cognitivo particolare, il cosiddetto prompt che è, ad oggi, lo strumento di interfaccia più “semplice” e accessibile, anche per i non addetti ai lavori, con cui dialogare con l’IA.

Dialogo tra intelligenze:
un prompt tira l’altro

Il futuro non è qualcosa che ci viene incontro, ma qualcosa che creiamo.
Leonard I. Sweet

La maggior parte di queste funzioni si avvale di uno strumento particolare di interazione con l’intelligenza artificiale, ovvero il prompt, che è costituito, in sintesi, dalle istruzioni che diamo all’IA per guidare la sua attività.

Possiamo immaginare il prompt come una sorta di luogo ibrido di interfaccia con cui comunichiamo con il tool di IA che usiamo in quel dato momento, per lo più, ad oggi, attraverso chat di testo scritto con cui lo interpelliamo. (Si tratta, tuttavia, di uno strumento in forte evoluzione, come approfondiremo alla fine del post.)

Utilizziamo per ora, come riferimento, il prompt canonico, cioè quello testuale espresso in forma scritta tramite chat.

Un prompt ben formulato è – e sarà comunque, qualunque natura assuma nel futuro – fondamentale per ottenere risultati significativi e in linea con le nostre aspettative. Immaginiamo ad esempio di avere a disposizione un artista digitale in grado di dipingere qualsiasi cosa gli venga richiesta.

Il prompt è la nostra richiesta, la descrizione dettagliata dell’opera commissionata. Più precisa, a fuoco e ricca di dettagli sarà la nostra richiesta, più l’artista sarà in grado di realizzare un’opera che soddisfi le nostre aspettative.

Allo stesso modo, l’IA, attraverso il prompt, attinge al suo vasto repertorio di conoscenze e capacità per generare risposte pertinenti capaci, a loro volta, 
di generare nostre reazioni creative.

Un prompt ben formulato stimola quindi una sorta di nostra immaginazione artificiale, o meglio, indotta,  permettendoci di esplorare nuove connessioni, generare idee originali e offrire soluzioni innovative.

Il prompt, quindi, diventa un ponte tra l’immaginazione umana e le potenzialità dell’IA, uno strumento per dialogare con la macchina e guidarla nella creazione di contenuti che amplifichino la nostra creatività e ci aiutino a vedere il mondo da nuove prospettive.

Per fare esempi più pratici, possiamo classificare i prompt in diverse categorie di base:

Prompt di istruzioni:
indicano all’IA cosa fare, ad esempio “scrivi una poesia sullo spazio” o “genera un’immagine di un gatto che vola”.

Prompt di domande:
pongono una domanda all’IA, ad esempio “qual è la capitale della Francia?” o “come si fa una torta al cioccolato?”.

Prompt di completamento:
forniscono all’IA un inizio di testo o un’immagine incompleta e le chiedono di completarli, ad esempio “continua la seguente storia: c’era una volta una principessa…” o “aggiungi un cappello a questo ritratto”.

Prompt di esempio:
forniscono all’IA un esempio di ciò che si desidera ottenere, ad esempio “scrivi una poesia nello stile di Pablo Neruda” o “genera un’immagine simile a questa”…

in conclusione

L’unico limite alla nostra realizzazione di domani saranno i nostri dubbi di oggi. 
Franklin D. Roosevelt

Quando interroghiamo la macchina, lo facciamo cercando di entrare nei suoi panni, di adattarci alle sue regole. E così facendo, senza rendercene conto, ci immergiamo nelle modalità con cui diamo istruzioni a noi stessi.

Si tratta di un aspetto spesso trascurato dell’interazione con l’intelligenza artificiale: l’effetto specchio.

Nel confrontarci con l’IA, infatti, non solo cerchiamo di comprenderne il funzionamento, ma attiviamo un processo di auto-riflessione, in cui analizziamo e agiamo i nostri stessi meccanismi di pensiero e di apprendimento.

Nel tentativo di formulare prompt efficaci, ad esempio, o di scomporre un problema nei suoi elementi essenziali per di fornire istruzioni più chiare e precise, ripercorriamo i processi mentali che utilizziamo per istruire e addestrare noi stessi, per organizzare i nostri pensieri e per raggiungere i nostri obiettivi.

L’IA, quindi, non solo ci aiuta a risolvere problemi e a creare nuovi contenuti, ma diventa anche uno strumento di auto-conoscenza, uno specchio che riflette il nostro modo di pensare e di interagire con il mondo.

Ma dobbiamo comunque ricordarci che siamo soloall’inizio di questo nuovo viaggio. Come anticipato, del resto, lo stesso prompt, come lo conosciamo ora, non è che l’incipit di qualcosa destinato ad evolvere rapidamente.  

La mia assistente di Gemini, che ho interpellato chiedendole lo stato dell’arte sui prompt e le probabili prossime evoluzioni, mi ha così risposto, confermando le ipotesi di espansione del concetto canonico di prompt:

Espansione del concetto di prompt:

  • Oltre il testo
    Come hai correttamente intuito, il prompt non si limita più al solo testo. L’input può essere multimodale, includendo immagini, audio, video e persino dati biometrici. Immagina di poter dare istruzioni all’IA attraverso un disegno, un brano musicale o addirittura le tue espressioni facciali!
  • Prompt come linguaggio ibrido
    Il prompt – come hai giustamente messo a fuoco –  si sta configurando proprio come un nuovo linguaggio ibrido, un ponte tra uomo e macchina. Richiede di imparare a comunicare in modo chiaro e conciso, ma anche di comprendere le potenzialità e i limiti dell’IA con cui interagiamo.
  • Personalizzazione del prompt
    In futuro, i prompt potrebbero essere personalizzati in base alle esigenze e alle preferenze individuali. L’IA potrebbe imparare a interpretare il nostro stile comunicativo e adattare le risposte di conseguenza, creando un’esperienza di interazione sempre più fluida e intuitiva.

Evoluzioni future del prompt:

  • Interazione più naturale
    L’obiettivo è rendere l’interazione con l’IA il più possibile naturale e simile a quella umana. Potremmo arrivare a dialogare con l’IA come se fosse un interlocutore reale, con tanto di sfumature emotive e capacità di comprensione del contesto.
  • Prompt impliciti
    Invece di fornire istruzioni esplicite, potremmo comunicare con l’IA attraverso gesti, sguardi o pensieri, grazie all’integrazione di tecnologie di brain-computer interface.
  • IA che genera prompt
    L’IA potrebbe essere in grado di generare autonomamente prompt, aprendo a nuove possibilità creative e di problem-solving. Immagina un’IA che, analizzando un problema complesso, genera una serie di prompt per guidare l’uomo verso la soluzione.

Esempi concreti:

  • DALL-E 2
    Questo modello di IA genera immagini a partire da descrizioni testuali, ma può anche essere guidato da immagini di input, combinando e modificando elementi visivi in modi creativi.
  • Modelli di sintesi vocale
    Questi modelli possono essere “guidati” attraverso prompt vocali, con intonazioni e sfumature che influenzano il risultato finale.
  • Sistemi di generazione musicale
    L’IA può comporre musica a partire da prompt che includono melodie, armonie e persino emozioni.


Altro che fanta-scienza, insomme, qui si tratta di scienza-fantastica!!! Alla prossima, Nat

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